In questo articolo vi parlo di un’artista di Venezia: Gino Rossi, a me molto caro, della scuola di Ca’Pesaro ma molto legato a Treviso.
“Il sogno di Gino Rossi era catturare e imprigionare la bellezza, una nostalgia di perfezione, di assoluto: imprigionarla nel segno, nel colore, nella vertigine della forma”.
Così lo descrive lo scrittore trevigiano Antonio Chiades nel suo libro, bellissimo, “Vita di Gino Rossi” (Edizioni Terraferma – 2006).
La vita di Gino Rossi
Gino Rossi era veneziano, classe 1984.
Abbandonato il liceo, studiò pittura con un maestro russo e nei suoi viaggi a Parigi ed in Bretagna si appassionò all’espressività di Gauguin, Van Gogh e Cezanne.
Fece parte, con successo dei Ribelli di Ca’Pesaro ed espose a Parigi con Arturo Martini e Amedeo Modigliani.
La prima guerra mondiale interruppe quella che sembrava destinata ad essere una luminosa e folgorante carriera. Fu deportato nei campi di concentramento in Germania e non si riprese mai ne fisicamente nè psicologicamente da quell’esperienza che incise profondamente del suo animo incredibilmente sensibile.
Dopo il conflitto si trasferì a Ciano del Montello, sulle colline Trevigiane, molti dei suoi quadri più belli ritraggono pesaggi trevigiani.
Morì a 63 anni, trascorrendo gli ultimi 20 in manicomio a Treviso, dove fu internato nel 1926.
Dopo la sua morte venne celebrato alla Biennale di Venezia nel 1948, assieme a Vittorio Zecchini e Arturo Martini.
Gino Rossi ha il merito di aver contribuito in maniera significativa allo sviluppo dell’arte moderna italiana.
La sua pittura infatti rivoluzionerà completamente l’arte italiana dei primi del ‘900 , allontanandosi dalla visione naturalistica ottocentesca e andando verso un’acceso espressionismo.
Rossi è l’artista degli ultimi, i suoi soggetti sono le persone umili, gli emarginati, i lavoratori di Burano, i contadini ed i paesaggi lagunari e campestri.
Descrive la poesia e l’asprezza della vita con colori espressionisti ed abbaglianti, che man mano che discende nell’inferno della follia, si fanno sempre più cupi e profondi.
È stato un grande artista, quasi dimenticato fino ad un paio di anni fa quando sia Ca’Pesaro che il Museo Bailo di Treviso hanno proposto due bellissime mostre a lui dedicate.
- “OMAGGIO A GINO ROSSI – MUSEO BAILO (TREVISO), febbraio/giugno 2018
- “GINO ROSSI A VENEZIA. Dialogo tra le collezioni di Fondazione Cariverona e Ca’ Pesaro”, – MUSEO CA’PESARO (VENEZIA) febbraio/maggio 2018
Ho avuto la fortuna di vederle e devo dire che mi sono innamorata della sua sensibilità pittorica, tanto originale da risultare difficile da riprodurre fotograficamente.
Aveva un uso del colore e delle forme, negli accostamenti, nei toni, nelle cromie, che è difficile da descrivere, di una bellezza forte ma dolorosa, iperviva.
Ca’Pesaro, la “Factory veneziana”
Due parole sul contesto in cui Rossi mosse i primi passi:
Nei primi anni del ‘900 all’inizio della carriera di Rossi, in Italia fiorirono numerosi movimenti artistici in contrasto con le Accademie, che misero profondamente in discussione il valore della Biennale d’Arte di Venezia.
Gino Rossi e “I Ribelli di Ca’Pesaro” tra Venezia e Treviso
“I Ribelli di Ca’Pesaro”, fu uno di questi movimenti, formato da artisti eterogenei per stili e provenienza tra cui Gino Rossi Arturo Martini e Felice Casorati.
Ma cos’era Ca’Pesaro oltre ad un bellissimo palazzo veneziano del ‘600?
Grazie alla Contessa LA MASA, Ca’Pesaro rappresentò un esempio di modernissima antesignana Factory!
La Contessa infatti alla sua morte nel 1899 lasciò il palazzo al Comune di Venezia, con l’obbligo di concederne spazi e risorse a giovani artisti.
Indicò che il palazzo venisse diviso in tre spazi ben distinti per uso e funzione:
- uno piano dedicato ai giovani artisti indigenti, perchè potessero avere uno spazio in cui vivere e lavorare,
- un piano per l’esposizione della Collezione permanente di Arte Moderna,
- ed un piano riservato alle mostre d’arte temporanee.
L’arte contro
Ca’Pesaro, fino al 1920, divenne un luogo magico, in cui l’arte “contro” veniva vista, vissuta e condivisa, una fucina per la crescita e la contaminazione fruttuosa di giovani artisti (poi, di fatto, molti di loro divennero affermati artisti!).
Fu in questo contesto vulcanico ed altamente creativo che si formò il nostro Rossi, prendendo e dando moltissimo all’arte italiana e lasciando un segno che sono felice ora gli venga finalmente riconosciuto.
Ca’Pesaro a Venezia è oggi sede della Galleria Internazionale d’Arte Moderna e del Museo d’Oriente di Venezia.
Della collezione permanente fanno parte la Giuditta di di Klimt; il Nudo allo specchio di Bonnard; il Rabbino di Chagall nonché opere di Kandinsky, Klee, Rouault, Matisse, Grosz, Moore, Morandi, Donghi, De Chirico, Boccioni, Sironi, Gustavo Boldrini, Emilio Vedova, Felice Carena, Virgilio Guidi, Davide Orler e altri.
Consiglio una vista, ne vale davvero la pena!
Qui info per prenotare la visita a Ca’Pesaro.
Alice
La Casetta Guesthouse
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