L’anello del Prosecco a San Pietro di Barbozza

Ad un paio di chilometri da Valdobbiadene, si trova San Pietro di Barbozza, un piccolo paesino in mezzo ai vigneti.
Da qui partiamo alla scoperta dell’Anello del Prosecco.
Mirko ed io l’abbiamo percorso in una Domenica d’Autunno, con dei colori meravigliosi che vedete nelle foto.

L’Anello del Prosecco è un itinerario naturalistico di circa 15 km tra vigne, casolari, cantine, boschi e borghi dell’area Valdobbiadenese, che conduce attraverso le colline di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, alla scoperta della tradizione e della cultura enologica e gastronomica di questa terra.

Il percorso si sviluppa sia su sentiero sterrato che su strada asfaltata, è un itinerario semplice che si percorre in circa tre ore a piedi senza bisogno di abbigliamento particolare, bastano un paio di scarpe comode!

Si può fare anche in bicicletta!

Lungo l’anello, a parte il paesaggio meraviglioso, troviamo anche una serie di curiosità interessanti:

  • La Confraternita del Prosecco
  • Le sculture di Zoe
  • I vigneti ed il vino
  • Vignarte
  • L’antichissimo castagno
  • I Cannoni antigrandine

La Confraternita del Prosecco

Poco distante dalla Piazza, si trova la famosissima Confraternita del Prosecco di Valdobbiadene, un club super privato fondato nel 1946, non aperto al pubblico.

La Confraternita è nata nel dopoguerra per evitare l’abbandono dei vigneti da parte dei viticoltori e per sostenere gli agricoltori con con aiuti materiali e morali.
Oggi è composta da tecnici enologi e da personalità del mondo vitivinicolo, denominati “I magnifici cavalieri”, che si riuniscono nella sede a S.Pietro in Barbozza presieduti dal Gran Maestro per degustare i vini e discutere le problematiche del Prosecco.

Una scritta latina ammonisce chi varca la soglia: “Chi sicuro scende questi scalini, salendo potrà vacillare”.

Curiosità: La confraternita è anche scenografia del film “finchè c’è Prosecco c’è Speranza, che vi raccontiamo nel nostro articolo del blog.

Le sculture di Zoe

Nel imboccare il sentiero dell’anello del Prosecco, si trova l’atelier a cielo aperto dell’artista Angelo Favero, che si fa chiamare Zoe.
Le sue sculture sono davvero particolari, sceglie e raccoglie sassi del vicino fiume Piave, li scolpisce e li assembla creando, i suoi “cittadini del mondo”, strani personaggi con una grande espressività.

I vigneti ed il vino

Poco più avanti entriamo nell’itinerario, bellissimo, tra i vitigni di “Glera”.
Il Glera è un vitigno molto antico, già in epoca romana era conosciuto e coltivato inizialmente nella località Prosecco vicino Trieste, sul pendio carsico costeggiante sul mare.
Plinio ci racconta che l’Imperatrice Livia Augusta come ricetta per la sua longevità esortava al consumo di un bicchiere di Pucino (nome antico del Prosecco) a pasto.

Che differenza c’è tra Glera e Prosecco?

GLERA è l’uva con cui si produce il vino PROSECCO.
Attenzione: questa è una regola che vale soltanto all’interno dell’area DOC e DOCG; fuori da quest’area e da questa denominazione, il vino prodotto dalle uve Glera non si può chiamare Prosecco.

Vignarte

Lungo l’anello escursionistico, troviamo, disseminati all’inizio dei vari vigneti, delle specie di totem giganti, opere realizzate per Vignarte.


Sono sculture realizzate trasformando degli umili pali di castagno, posti come supporto di testa dei filari di vite, in peculiari opere d’arte.
Nelle cinque passate edizioni agli scultori è stato chiesto di interpretare rispettivamente il tema de “El Matharol”, una specie di folletto che compie burle e dispetti al malcapitato di turno, de “i Schei”, termine veneto con il quale vengono indicati generalmente i soldi, del “Futuro”, della “Fine del mondo” e dei “Quattro elementi”.

L’antichissimo castagno


Lungo in sentiero si trova un albero di castagno che ha 350 anni.


I Castagni sono stati in passato alberi molto importanti per l’economia e la sopravvivenza dei popoli di queste colline.
Queste zone sono state per quasi quattro secoli assieme al vicino Montello, le foreste della Serenissima, padrona di tutto il legname, che serviva soprattutto all’Arsenale.


A Venezia però servivano querce, mentre lasciavano ai locali il castagno, dal legno troppo leggero e poroso per essere usato in laguna.
Il castagno è ottimo per scalarsi, i suoi rami sono molto elastici quindi utili in agricoltura per legare vegetali, e i suoi frutti sono molto nutrienti e calorici, anticamente era usato inoltre per costruire i pali dei vigneti.

I Cannoni antigrandine


La grandine: rovina di ogni raccolto!
Verso la fine del secolo scorso alcuni viticoltori si sono inventati i cannoni antigrandine.
Immersi tra i vigneti troviamo ancora oggi degli strani imbuti giganti, stretti e lunghi
Sono dei cannoni che sparano “bombe” di gas metano in cielo.
L’onda d’urto generata dal cannone distrugge il nucleo di condensazione e impedisce la formazione della grandine.
Si usano ancora oggi, anche se la maggior parte dei vigneti ha adottato la soluzione delle reti di protezione.

Un consiglio

Il nostro consiglio: il percorso non è segnalato molto bene, quindi vi suggeriamo di farvi accompagnare da una guida esperta.
Noi ci siamo affidati a Guide di Marca, che abbiamo trovato organizzati molto bene e molto competenti, quindi ve li consigliamo.

Speriamo che il nostro articolo sull’Anello del Prosecco vi abbia fatto venire voglia di visitare la Marca.

Ora non vi resta che degustare un buon bicchiere di Prosecco!

Alice e Mirko

La Casetta Guesthouse
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